domenica 20 settembre 2009

secondo post

E siamo arrivati al secondo post di questo riassunto Finnegans Wake...
volevo raccontare un poco da dove è nata questa piccola passione.
E bisogna partire da lontano.
Avevo 15 anni quando ho letto l'Ulisse, e poi le altre opere, rammaricandomi sempre che non esistesse un'edizione italiana di Finnegans Wake.
A vent'anni ho comprato il volume della Faber & Faber: un pesante tomo di 628 pagine scritte in un linguaggio astruso.
Ne ho tentato la traduzione, ma non avevo i mezzi linguistici necessari per rendere latina un'opera anglofona.
Diversi anni dopo è uscita la tradizione di Schenoni.
L'ho comprata appena saputo, ma... che delusione! Sarà forse filologicamente corretta, ma molto molto lontana da quanto io intendessi per una traduzione italiana del testo.
Così, la prima bozza della mia traduzione alla mano ed il testo con note esplicative di Schenoni, ho tradotto l'episodio del museo di Willingdone, che si trova nel post che pubblico oggi.
Sono passati gli anni, ho sperato che nel Web : si trovasse qualcosa... ma solo l'accenno all'esistenza di quella Anna Livia Plurabelle, con traduzione da parte di Joyce stesso.
L'ho letto ed è stata una folgorazione: il mio modo di intendere una traduzione di quel testo coincideva con la visione di traduzione di ciò il suo stesso!
Ma il romanzo è lungo e prolisso, lo stesso Joyce, nella traduzione italiana, aveva effettuato dei tagli ad Anna Livia Plurabelle, e allora?
Sapevo che Faber & Faber aveva pubblicato un riassunto, cercando nel Web mi sono imbattuto nell'altro "Shorter Finnegans Wake" di Jorn Barger. E da lì ho scoperto che esiste Finnegans Wiki: un vocabolario Finneganiano-Inglese. E cercando in esso ho scoperto che c'è il testo originale con link di traduzione.
Aggiungiamo il vocabolario on-line inglese italiano di Word Reference.com (basta un coppia ed incolla senza grandi scioglimenti del mio consunto Hazon-Garzanti) ed il gioco è fatto: posso finalmente "tradire/tradurre" un'opera affascinante.
Per me è una continua scoperta.
Ovvio, il mio tradimento è personale, nel senso che la scelta della traduzione e quindi del significato della frase, è dettata dal momento: Finnegans Wake è un'opera dai molteplici angoli di lettura. L'italiano, si sa, non è elastico come l'inglese, ha però la particolarità di avere molte varianti dialettali. Sono di origine veneta, e come Joyce usava il triestino, io uso il Veneto e un poco di tarantino.
I filologi non me ne vogliano.
e se veramente questo post avrà dei lettori, ben vengano critiche e suggerimenti, soprattutto correzioni: non sono un anglista e con l'inglese me la cavicchio...
devo ammettere che a volte, certe frasi, mi risultano ostiche come se fossero latine: lingua che odio e che rifiuto di capire!

Così unisci le preghiere e passa la gerla per amor del gozzo. Omen. Così dacci. Grampupo è caduto ma sogghignando cala le carte in tola. No gera in ponto di merte? Snasa il fescio. No gavea spacà la ciopa? Una michetta della madia canterana della panetteria Kennedy. E cos’era attaccato alla coda balzellante? Un bicchiere di Danu U'Dunnell's la famosa vecchia birra Dobblinese.
Ma scompare come un baro prima che lo possano mangiare, come Gesù in mancanza di ritorno:
Ma, lo, se tu volessi sciacquerare la sua fraudolenza e immergerti in quel pestello del carpo alboflore guardandolo come un behemoth perché è un nonnemò. Fininché! Solo una fadografia di una scena ierica. Quasi un rubicondo Salmosalar, antico dafuori le età degli Agapemonidi, s’avannotta nella nostra nebbia, tristabbuattato ed impaccato. Così quel pasto è guasto per summani, slucchi, slaizi ed guddirringhi.
(Questa torsione è imprevista e tipicamente Joyceana nella sua delusione con l'esistenza.)

Un museo è stato costruito per commemorare il suo tranello da parte di due ragazze (le maggies) e tre soldati:
Ma ancora non possiamo vedere la forma brontioittica delineata ben da sveglia, persino nel nostro tempo di notte dal carice. Nella corrente trotella che Bronto amò e per cui Brunto ha un'inclinazione. HIC CUBAT EDILIS? APUD LIBERTINAM PARVULAM. Che cosa se fosse in bandiere o frullio d'ali, cenci affumicati o echi solari, con una mente delle mie, o nel peso di un grembiulino da straccione. Arrah! Sicuro, tutti noi amiamo Anny Ruiny, o, volgiamo dire, piccolamore Anna Rayny, quand'unda la sua brella, men futile, studente in medicina molta, lei va sia da sempliciotto che da bambinaia, nasando attraverso. Yoh! Brontolone schiaffeggia, yoh russa. Su Ben Heater (calorifero) e anche su Seeple Isout. La testa cranica su di lui, calcolatrice delle sue ragioni, uguaglia il più giovane, nella nebbia di laggiù. Cooosa? I suoi piedini cretosi, coperti di zolle d'erba verde, s'innalzano nel punto in cui sta fellonem, dal mondo del muro del magazzino, dove i nostri maghi, che tutto vedono, con lo scialle di sua sorella. Mentre su contro questa alleanza di belle donne dietro Ill Sixty (sessanta malati o sessanta cattivi?), male tutto, tutto dovuto! Borseccando del forte, bam, tarabem, tarabam, guizzano le siepi. La parte del sacco del liffyng in aspetto dell'upjock e delle droghe. Da qui a quando le nuvole rotolano via, jamey, una veduta da occhio fiero e piacevole della nostra massa di arginati, ora il museo nazionale di Willinstone (mirinpietra, murinpietra o muro d'ogni voglia!), con, in qualche verdiscia distanza, il paese affascinante e d'acqua libera, e i due villaggetti proprio bianchi, che ascoltano la loro stessa mostra così alcune risatine mescolate ad epoche di follia, la bella fecce! E' permesso d'entrare liberamente nel tumulo del museo. Gallese e i Paddy Patkinses, un schelenk! Il rosso dei suoi membri invalidi di vecchia guardia trovano poussepousse, poussepram per saziare la sorte del loro barile. Per il suo passe-partout supplisce al portiere la signora Kate. Mancia. Quest'e il percorso per la stanza del museo. Badate che c'entrino i vostri cappelli! Ora siete nella stanza del museo di Willingdone (Fattinvoglia). Quest'e un fucile di Pruscius. Quest'e un frincese. Mancia. Quest'e la bandiera di Pruscius, il Berretto e il Dolordolorano. Quest'e la pallottola che bingò la bandiera di Pruscius. Quest'e il frincese che bruciò sul toro che sbatte nella bandiera di Pruscius. Salute al fucile della croce! Viva il nostro piccone e forchetta! Mancia. (Piè di toro. Bello!) Quest'e il cappello della triplice vittoria di Lipoleum. Mancia. Cappello di Lipoleum. Mancia. Quell'e il Willingdone col suo stesso cavallo bianco, il Cockenhape. Quest'e il grande Sraughter Willingdone, grande e magentico nei suoi speroni di latta dorata ed il suo capo rivestito di ferro e le sue scarpe di legno quattrottone e le sue giarrettiere di magnete ed il suo meglio di Bangkok e le galosce goliardiche e i suoi calzoni da quella tiralisufacile. Mancia. Quest'è il cavallo grande e grosso. Mancia. Quest'è i tre ragazzotti lipoleum che brontolano giù nel fosso vivente. Quest'e un inglise facilmente nemico. Quest'è un feritore grigio, quest'è un giuramento, inchinarsi. Quest'e il cesso di Lipoleum che sta morderendo la domanda di Lipoleum. Una discussione di Gallawghurs. Quest'è il ragazzino lipoleum che non fu né sacco né cimice. Assaye, Assaye! Succhiatopa Fitz Tuomush. Dirty Mac Dyke. E Hairy o'Hurry. Tutti loro arminus-varminus. Quest'è le Alpi Deliche. Quest'è il monte Tivel, quest'è il monte Tipsey, quest'è il Gran Mons Injun. Quest'è la linea di panna dei monti che circondano come riparo dai colpi i tre lipoleum. Quest'è i genietti coi loro corni di lega che fan finta di leggere nel libro manoscritto di stralegia, mentre fanno la loro guerra non desiderata al Willingdone. I genietti stan tubando con la sua mano e i genietti stan rapinando i suoi capelli e il Willingdone allestisce la banda. Quest'è il grande mormoriale palattata di sego e lavoratore di meraviglia che obscide sui fianchi dei genietti. Potere della croce calibro sex. Mancia. Quest'è me, Belgioan che s'intrufola il suo fillippi fuori dal più Terribile Feroce Sunshat alla Cromwell. Saccheggiato. Quest'è il dispaccio dei genietti per irrigare il Willingdone. Dispaccio in sottili linee rosse che incrociano la corta fronte di me, Belgioan. Imbardato, imbardato, imbardato! Giusto saltatore. Arruolati di paura! Guarda fin nel campo la tua olandesina. Abbracciandola stretta. Siesta o palo. Quell'era il tictaccare dei genietti per fontasseccare il Willingdone. Sci, sci, sci! I Genietti son gilli corteggiando tutti i lipoleum. E i lipoleum sono andati boicottando pazzi all'unico Willingdone. E il Willingdone allestisce la banda. Quest'è quel che presagì Belgioan, copricascorrere al colbacco, che rompe la sua parola sul suo orecchio al Willingdone. Dispaccio esteso fin alle rare regioni di un Belgioan. Salamangra. Ahi, ahi, ahi! Genietti della ciliegia. Tu sei un albero di fichi! Maledetta fata Anna, voutre. Willingdone. Quell'era il primo scherzo di Willingdone, tic per tac. Hi, hi, hi! Quest'è me, Belgioan nei suoi caucciù delle dodici miglia, pigolio, cinguettio e stampavanti più di prima; calpestando il campo per i genietti. Bevver'un sorso. Bevver'una zuppa, perch'è più svelto comprare comprare una Guinness che avere una forte riserva di Stout ch'è piscio di cavallo. Quest'è le palle del Ruscius. Quest'e un trincio. Quest'e un tropo nebuloso. Quest'è il non Frutto col naso scoppiettante. Dopo la sua indulgenza da cento giorni. Quest'è il graziato. Middars di Tarra. Quest'è i genietti nei blocchi del cortile del castello. Quest'è lipoleum nelle case chiassose. Quest'è il Willingdone, dalle schegge di sighero, ch'ordina il fuoco. Tonnellaggio! (Torosecco! Gioco!) Quest'è la cammelleria, quest'e l'alluvioneria, quest'è i solferini in atto. Quest'è la loro mobileria, quest'è bruciati dal panico. Tutto ricavato da un lingotto di corda! Arthiz troppo libero! Quest'e il pianto di Willingdone. Brum! Brum! Cumbrum! Quest'è il pianto dei genietti che anellano via al loro austrilista giù per un bunker in collina. Con un pizzicotto, svelto pizzicotto e un viaggio viaggico viaggio vano. Perché il loro cuore è proprio là. Mancia. Quest'è me, io vi tintino, io vi verso sul piatto d'argento di Belgioan per cucinare i crespi nel fresco della sua scatola. Povero il salario! Quest'è il doppio segno della maratona felice dei genietti che li lasciano indietro. Quest'è il Willingdone che bramlisce la sua stessa marmorida paletta di sego Sophy-key-Po per il suo regale divorzio dai chirrervia genietti. Gambariste della porca! Dalaveras fimmieras! Quest'è l'animaletto preferito dei lipoleum, Toffie Tief (Ladro di caramelle), che spia il Willingdone dal suo grande cavallo bianco; il Copeinhopo. Stonewall (murinpietra) Willingdone e un vecchio maxi montrumerio. Lipoleum e graziosamente appeso ai bascelli. Quest'è iena bastarda che ride dall'inneria. Quest'è l'indù Dhimar Shin fra il ragazzo della lettiga e l'inneria. Mancia. Quest'è il vecchio volpecchiotto di Willingdone che protegge la metà del cappello a tre foglie del lipoleum fuor dal sanguigno sudiciume. Quest'è il matto piè veloce incerato indù per una bomba-hoob. Quest'e il Willingdone che desidera la metà del berretto dei lipoleum sopra la coda sulla parte sporgente del suo grande cavallo bianco. Mancia. Quest'era l'ultimo scherzo di Willingdone. Successe, successo, successo! Quest'è sempre il solito cavallo bianco di Willingdone Culpenhelp (aiuto del recinto degl'animali vecchio), che si mena la coda a spazzola con la metà del cappello di lipoleum per insultare la spietta indù. Onormielato! (Cencio di toro! Pollame!) Quest'è la spietta madrashattaras, saltinatto e pum e pim, urla il Willingdone: Ap Pukkaru! Pukka Yurap! Quest'è il Willingdone, nato per fermo gentleman, che accende la sua scatola di fiammiferi al cursigan Shiman Shin. Basucchiando sei in vantaggio! Quest'è il suo da fare, spietta spia soffre l'intero del mezzo del cappello del lipoleum dalla cima della coda del suo grande cavallo bianco. Mancia. (Occhi'al toro! Gioco!) Come Copenhagen finì. Quest'è l'uscita dalla stanza del museo. Badate che i vostri stivali se ne escano!
Puah!
Che gradevole intrattenimento abbiamo avuto là ma quanto è friscante qui l’ariattorno! Noi d’ogniparte non viva ma tu non devi dire a naun per la lampada della lanterna a giga! È un candelletto canstelletto di un mese e uno ventani. Giunagiù, Alto Giunagiù. E numerati bizzarramente mio. E che ragionevole tempo, pure! I vagranti venti valzerano intorno i pitldown e su ogni dannata collinetta rocciosa (se tu spari cinquanta io ne sparo quattro in più) c’è quel’uccello ringhioso che si riunisce, un corriunpoco… uccello ringhioso… Il nostro paio di piccioni sono volati verso le scogliere… Un pace capofila, un uccello parodiso, un peripotomadre, un puntaspillo nell’ilandassalta, con piui e poui nella borsettina sul suo culetto e un fischio fiasco lancia macchie i suoi emeramarchi dei patti, becca qui, sbecca là, miciamicia, frega micia… Si è fatta prestare il faro dal vetturino per poter ficcanasare meglio… e tutto quel cibo avariato va nel suo zaino: carticcie [bruscarrabbia] e tintinnanti intromettoni, scaldamuscoli felpati e fiaschi di tutte le nazioni, clavicore e scapolari, mappe, chiavi e cataste di legno da penny di fieno, spille di lunappiombo con braghe chiazzate di sangue, sbruffoni caavalieri della giarrettieri e messe di ciabatte in vetrina gingilli di nickel e biada tuttamichele e racchio curato puttaniero e howitzer moltorecchie e moscherini e vurmi, luri e lore, stai di elegantoni e pleure di campane e l’ultimo sospiro che vien dal core (bugia di becco!) e il più gisto peccato il sole abbia visto (ed è cercio!) With Kiss. Kiss Criss. Cross Criss. Kiss Cross. Fine di vite sfatte. Ammazzato.
ALP si trasforma in una gallina che razzola cimeli di Guerra in un letamaio, un’altra versione del suo distribuire cibo alle prefiche dopo la caduta/diluvio.
I Grici possono alzarsi ed i troini cadere (ci sono sempre due visioni per una figura)… Sebbene la lunghezza della terra giaccia in liquidazione (dilavio!) e non c’è una capiglia né un sopracciglio in questa glabra faccia Herrschuft Whatarwelter [signore creatore del mondo] prenderà in prestito un vesta e noleggerà della torba e sarchia le rive per scaldare le sue stufe e farà tutto quello che una donna d’erba per soffiare l’affare avanti. Paff. Per soffiaree raffivare il fuoco. Poffpoff. E anche se il guscio di Humpty si frangesse molte volte come di nuovo goffo con improvvise barbe minacciose di tutti i nostri grandi rimostranzieri ci saranno ovi per i rompunti venuti per compiangerlo, fritto solo da una parte con cura…

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